
Ritorno al passato
Quando ero bambina mia madre, dopo consiglio del medico di famiglia, mi iscrisse al corso di danza classica organizzato in parrocchia. Odiai da subito la rigidità dell’insegnamento e soprattutto la maniera imposta di “tenere” il corpo. Ero una bambina che amava correre libera in campagna nei campi di margherite selvagge e sentirmi costretta mi faceva stare male. Abbandonai la danza dopo il primo saggio natalizio a causa dell’indimenticabile schiaffo ricevuto per aver sbagliato un passo davanti il pubblico. L’angioletto che ero in quell’abito di raso azzurro cucito dalla mia mamma era imbestialito, offeso e umiliato per l’ingiustizia subita che non raccontai a nessuno. Mi allontanai da un mondo in cui il corpo di una bambina non poteva esprimersi con naturalezza e libertà. Durante l’adolescenza, la mia fortuna è stata nell’aver incontrato un’insegnante straordinaria. Resterà per sempre impresso, nella mia memoria psicofisica, il giorno in cui entrai in quella sala di via Cesare Balbo a Roma. È lì, presso il centro Choronde, che ho sperimentato l’improvvisazione e la composizione istantanea nei corsi di danza contemporanea. Oggi voglio ringraziare Chiara Ossicini, grande pedagoga della danza, per la meravigliosa avventura che mi ha fatto vivere per cinque meravigliosi anni: studiare la danza nella gioia.
Estratto da: “Il mio corpo, la mia storia” di Patrizia Lo Sciuto.
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